Youtuber, scrittore, filosofo e molto altro. Opinioni, curiosità, spunti e qualche consiglio da Rick DuFer, uno dei podcaster più seguiti d’Italia.
Viviamo nel periodo storico migliore di sempre per un sacco di ragioni. Nonostante questo la nostra è un’epoca di grandi criticità. Come si possono superare secondo te? La filosofia può avere un ruolo in questo?
Viviamo in quella che è indubbiamente l’epoca più fortunata. Molto spesso si parla di disuguaglianza: non c’è mai stata una così grande disuguaglianza come quella tra il nostro mondo e tutti quelli precedenti. In questo senso siamo beneficiari della disuguaglianza più incredibile della storia. Per centinaia di migliaia di anni l’uomo è stato nella condizione di semi-indigenza. Oggi viviamo in una condizione di benessere come non era mai accaduto prima. Questa è una grande disuguaglianza, il che mi porta a una considerazione che è molto importante, spesso dimenticata nel dibattito pubblico: qualsiasi avanzamento, progresso, soluzione di problemi, crea altri problemi.
Oggi stiamo affrontando problemi epocali come il riscaldamento climatico, il problema dell’istruzione di massa, incalcolabilmente più gravi rispetto a quelli del passato perché in passato abbiamo risolto problemi incalcolabilmente più gravi rispetto a tutto ciò che è stato affrontato prima. Voglio dire, anche se stiamo passando una condizione pandemica che ci ha colti alla sprovvista, ricordiamoci che abbiamo sconfitto quasi tutte le malattie più gravi mai apparse nella storia dell’umanità. Abbiamo risolto dei problemi incredibili ovviamente producendone di altri.
Credo sia fondamentale renderci conto che l’unico modo che abbiamo per affrontare i problemi del nostro secolo è guardando a come sono stati affrontati i problemi del secolo precedente. Non per replicare le soluzioni ma per guardare ai metodi che hanno portato a quelle soluzioni. Il più grande pericolo è convincerci invece che i problemi di questo secolo siano affrontabili in modo opposto rispetto a come abbiamo affrontato quelli del secolo scorso. É il rischio più grande, e credo che la filosofia, almeno per come la intendo io, sia molto utile per costruire un discorso intorno a queste problematiche.
La filosofia, da Cartesio in poi, è stata rendere chiaro un metodo di analisi, rendere chiaro un metodo di risoluzione o meglio rendere chiaro un metodo con cui porsi le domande giuste. Per me la filosofia è questo: che domande ci stiamo facendo oggi? Per risolvere o affrontare i nostri problemi dobbiamo forse porci domande diverse. Credo sia questa la strada giusta da seguire.
Cambiamo completamente domanda. In un video che hai pubblicato durante il lockdown racconti che da ragazzo hai fatto Hip hop. Citi Bassi Maestro, Fabri Fibra e dici che la musica è stata per te il primo momento di avvicinamento alla scrittura. E’ stata anche il primo momento di avvicinamento alla filosofia? Visto che l’Hip hop in un certo senso è anche veicolo di messaggi filosofici.
É stato uno dei primi veicoli di riflessione più che di filosofia. Se devo mettere una data d’inizio del mio avvicinamento alla filosofia è quando ho letto per caso alcune pagine di Al di lá del bene e del male di Nietzsche, avevo quattordici anni. Non ci ho capito nulla ovviamente ma la filosofia nasce proprio nel momento in cui capisci di non aver capito nulla. L’Hip hop è stato invece il primo momento in cui mi sono reso conto che la funzione delle parole è quella di girare un problema e guardarlo da mille punti di vista.
Grazie all’Hip hop mi sono innamorato del linguaggio, della capacità che le parole hanno di mostrarci un problema sotto tantissime prospettive diverse. Quindi sicuramente è stato un modo di incontrare la filosofia solo che ancora non sapevo fosse filosofia. A distanza di anni posso dirti che lì ho iniziato a fare delle riflessioni che poi sono diventate anche filosofiche. Ti cito una mia canzone che si intitolava Né vinti né vincitori ed era un tentativo di rovesciare il rapporto tra coloro che vengono considerati vinti e i vincitori. Erano i primi momenti in cui Rick DuFer cercava di ragionare sui problemi e renderli più complessi di quello che apparivano.
Oggi ascolti ancora Hip hop?
Sì, dei miei anni. Ascolto Joe Cassano, Bassi Maestro, e tanto Hip hop americano: M.O.P., The Spooks, il primo Puff Daddy. Nella mia playlist ho ancora Hip hop ma devo dire che la canzone più recente sarà targata 2007 o 2008.
Abbandoniamo l’Hip hop e torniamo a te. Fai un sacco di roba a livello professionale. Come riesci a fare tutte queste cose così diverse tra loro?
Conosco i miei tempi e li rispetto. Ad esempio, se il redattore di una rivista mi chiede un articolo di diecimila battute, una volta valutato se posso affrontare il tema, so perfettamente che quel lavoro mi porterà via un certo numero di ore perché conosco i miei ritmi di scrittura. Si tratta di conoscenza di sé, dei propri ritmi e di organizzazione. Rispettare il programma che ti dai è fondamentale. La mia regola è questa: darmi un programma e fare di tutto per rispettarlo. Questo mi permette anche di avere spazio per affrontare eventuali imprevisti. In questo periodo abbiamo lavorato per costruire il nuovo studio di registrazione, qualcosa che esula di molto dalle mie normali mansioni, dove l’imprevisto era all’ordine del giorno. Nonostante questo sono riuscito ad organizzare e rispettare i tempi che mi ero dato in modo da poter incastrare anche gli imprevisti.
Tutto questo all’interno di un ambiente che conosco bene come registrare video, podcast, scrivere libri e articoli diventa molto più facile perché so in partenza quanto tempo ci metterò a fare quella roba. Sono queste tre cose: conosci i tuoi ritmi, impara quanto ci metti a fare le cose, rispetta i programmi che ti dai. É essenziale. Poi c’è la regola plus: cerca di programmarti gli impegni di qui a, non due giorni, ma a due settimane, quando possibile. Tutto questo richiede una certa esperienza indubbiamente.
Hai mai pensato di entrare in politica?
No. Anche se a volte l’idea può solleticare. I miei contenuti hanno una componente politica riconoscibilissima, forte, ma non è un mondo che sento a me vicino. Pur avendo molte persone, molti amici che lavorano nel campo della politica, pur avendo avuto delle proposte io stesso, conoscendomi, non credo neanche succederà mai.
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